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10/05/2007
Le tele settecentesche: note di agiografia e storia
Tra le opere presenti nella chiesa, come già  accennato, un ampio nucleo è strettamente legato agli importanti lavori eseguiti tra il 1700 e il 1723, quando il complesso del Vivaio fu profondamente rimaneggiato e aggiornato secondo i dettami del gusto tardo-barocco.
In particolare, oltre al coro con stalli scolpiti e alla cantoria intagliata e dorata, testimoniano di quel momento otto grandi tele a olio costituenti una serie di effigi di santi francescani, appese in alto tra le finestre nella navata della chiesa, alle quali si accompagna l'Immacolata Concezione, collocata invece sulla parete di fondo del coro.

Menzionati dettagliatamente in un manoscritto ottocentesco di Padre Giacomo Lorini dedicato ai complessi dell'Ordine dei Minori Francescani in Toscana, e conservato presso l'archivio del loro convento di Piazza Savonarola a Firenze, tutti i dipinti sono appunto databili al primo quarto del Settecento, e dalle ricerche storico-documentarie condotte da Claudio Paolini per il presente volume emerge il nome di Giovanni Andrea Brunori quale possibile loro autore.

In realtà  però la serie dei santi francescani è improntata a una decisa varietà  di stile e di qualità  di esecuzione pittorica, e quindi solo alcuni dei dipinti saranno da ascrivere direttamente al Brunori, che fu allievo di Pier Dandini, e del quale conosciamo alcune opere, anche se la sua personalità  appare, così come quelle di altri settecentisti fiorentini non di primissimo piano, ancora in gran parte da ricostruire.

Tra i dipinti a lui documentati troviamo un ciclo di cinque tele ovali raffiguranti la Vergine con simboli mariani, dipinte verso il 1706 per il soffitto della Cattedrale di San Miniato al Tedesco (Pisa), e che presentano interessanti spunti di confronto per la lettura stilistica dei quadri del Vivaio. Si tratta di lavori dominati da un risoluto plasticismo che definisce con grande evidenza le forme anatomiche e scolpisce in modo un po' rigido i panneggi, regalando spesso agli incarnati tonalità  brune e fortemente chiaroscurate.

Entro le tele dell'Incisa queste caratteristiche le troviamo soprattutto nel San Pasquale Baylon e nella Santa Chiara. L'Immacolata Concezione dopo la pulitura ha rivelato invece colori chiari e vivi piuttosto distanti da quelli che il Brunori mostra a San Miniato, e si avvicina semmai ad artisti dell'ambito di Giovanni Camillo Sacrestani, come sarà  specificato nella scheda relativa. Nel San Giovanni da Capestrano, uno dei dipinti del ciclo di qualità  più elevata, sembra emergere infine un linguaggio formale prossimo a quello di Agostino Veracini. Sarà  comunque solo al termine dell'intervento di restauro che la lettura stilistica di questi interessanti dipinti potrà  portare a formulare riferimenti attributivi più precisi.


Alessandro Nesi
Storico dell'arte dell'Istituto per l'Arte e il Restauro

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