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20/05/2007 |
Gli interventi della Soprintendenza (Laura Baldini, Roberta Passalacqua) |
La Soprintendenza per i Beni Architettonici e per il Paesaggio per le province di Firenze Pistoia e Prato è intervenuta più volte, fin dal 1984, sul complesso del Vivaio; gli ultimi interventi, condotti fra il gennaio 2003 3 il marzo 2004 (progettati e diretti dalle scriventi con l'assistenza tecnica del direttore operativo Enzo Calcioli), hanno visto tornare in luce le originarie cromie delle decorazioni pittoriche e plastiche del presbiterio e della zona absidale, e dovevano preludere -“ almeno nelle intenzioni -“ al completo recupero della veste decorativa della chiesa, a lungo mortificata da successive e incongrue ridipinture.
La scelta dell'area d'intervento, forzatamente circoscritta per la limitata disponibilità di risorse finanziarie, è stata determinata dal fatto che era questa l'unica zona risparmiata dalle infiltrazioni di umidità , presenti invece in misura notevole sulle pareti della navata; non vi era quindi necessità di un risanamento preventivo delle murature, che avrebbe certamente comportato costi al momento insostenibili.
Il restauro ha quindi interessato sia le superfici pittoriche sia l'apparato plastico di una delle zone che erano state oggetto di quell'intervento di rinnovamento unitario della chiesa nel corso del Settecento ed in particolare nel periodo 1720 -“ 1723, tale da determinare quell'aspetto barocco che costituisce la caratteristica peculiare del monumento. E' infatti in questi anni (come più estesamente si racconta nel contributo di Claudio Paolini in questo stesso volume) che viene costruita la volta della navata, e viene modificata la zona presbiteriale mediante l'ampliamento e l'innalzamento degli elevati, l'ingrandimento dell'arco di trionfo, la costruzione della volta e della sovrastante copertura. Completano ed esaltano il nuovo assetto architettonico le tinteggiature color pastello su cui risaltano le specchiature a finto marmo, gli stucchi bianchi modellati in eleganti motivi decorativi o in cornici di medaglioni, mostre di finestre, nicchie in cui sono inseriti i confessionali. Tra il 1735 ed il 1736, poi, vengono attuati ulteriori interventi in sintonia con i precedenti, finalizzati alla costruzione dei gradini in marmo degli altari laterali, alla realizzazione della balaustra e della nuova pavimentazione in marmo del presbiterio, all'esecuzione delle decorazioni in scagliola dell'altare maggiore.
I saggi effettuati nelle aree di intervento hanno rivelato la presenza, sulle pareti, di delicate tinte color pastello, azzurre e rosate, recuperate e in parte ricostruite; su di esse risaltano oggi le cornici chiare delle finestre, le specchiature a finto marmo e il fastigio in stucco della parete di fondo del coro, dove la rimozione degli spessi strati di ridipinture ha rimesso in luce il modellato, le dorature e le coloriture originali dei puttini e dei vasi di fiori.
L'imponente altare, impreziosito anch'esso da specchiature in scagliola, ha ritrovato le sue giuste proporzioni con l'eliminazione del tramezzo posticcio che divideva il presbiterio dal coro; infine nella balaustra, dove le analisi hanno rilevato tracce cospicue di colore, è stata ripristinata la coloritura a finto marmo, in sintonia con gli elementi decorativi della zona presbiteriale.
Più in particolare, per quanto riguarda le superfici pittoriche, l'intervento ha preso il via con la pulitura, il consolidamento e il restauro pittorico del soffitto dipinto della copertura a cupola e dell'antistante volta a botte. Quindi è proseguito con il recupero o la ricostituzione delle tinteggiature color pastello sulle pareti e nei fondi delle decorazioni a stucco. Si è poi effettuata la pulitura, il consolidamento e l'integrazione pittorica delle specchiature a finto marmo, sulle pareti e sull'arco trionfale, la coloritura a finto marmo delle due panchine in pietra verniciate in smalto grigio, la coloritura a finto marmo della balaustrata in pietra, con specchiatura in scagliola delineata da un filetto in marmo (la presenza di visibili tracce di colore sulla pietra ci ha indotto a riproporre, dopo varie prove, una coloritura a finto marmo differenziata: marmo bianco per la balaustra, giallo-marrone per i piastrini). A conclusione si è operato con la pulitura, il consolidamento e il conseguente restauro pittorico del grande altare maggiore in scagliola, dopo averlo liberato dalle posticce strutture lignee che lo affiancavano, schermando il coro retrostante.
Per quanto riguarda la decorazione plastica si è proceduto con la rimozione degli spessi strati di ridipinture per rimettere in luce il raffinato modellato in stucco bianco delle incorniciature delle finestre, dei pannelli che fanno da schienale alle due panchine e soprattutto del grande fastigio al centro della parete del coro. Tale pulitura ha inoltre consentito il ritrovamento e il conseguente recupero della doratura e delle coloriture originali dei puttini e dei vasi di fiori che impreziosiscono il fastigio in stucco bianco.
Nonostante i risultati raggiunti con l'intervento, non vi è dubbio che l'eliminazione dell'umidità resta il problema più urgente nell'ottica di un recupero integrale del complesso, preliminare a qualsiasi ulteriore restauro. Il ricco apparato settecentesco, che fa di questa chiesa un unicum nel panorama del Valdarno e dell'intero territorio fiorentino, è gravemente minacciato e rischia di restare definitivamente compromesso: gli stucchi che incorniciano confessionali e medaglioni mostrano tracce di un degrado progressivo, reso ancor più evidente dal confronto con le zone che hanno ritrovato la loro preziosa veste decorativa.
I finanziamenti ministeriali, purtroppo sempre più esigui, non ci consentono oggi di intervenire (nonostante l'attenzione mostrata dalla Soprintendenza nei confronti del complesso) al Vivaio; sarà quindi indispensabile, per proseguire nel cammino iniziato, il sostegno di tutti coloro che, sensibili al fascino del monumento e sollecitati dalle vicende di storia e d'arte che queste pagine raccontano, contribuiranno in qualche modo alla "rinascita" della chiesa e delle opere che vi si conservano.
Laura Baldini e Roberta Passalacqua
Soprintendenza ai Beni Storico Artistici e Architettonici di Firenze
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