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20/05/2007 |
Una ricognizione sulla chiesa (a cura di don Franco e don Guido) |
LA CHIESA DEI SANTI COSMA E DAMIANO:
UNA RICOGNIZIONE
La chiesa dei Santi Cosma e Damiano è preceduta da un porticato costituito da tredici campate con volte a crociera impostate su colonne tuscaniche in pietra serena, eretto nel 1592 per la munificenza di Matteo Romanelli.
All'interno del loggiato sono murate venti lapidi marmoree per lo più del XIX secolo e, sulla facciata, un orologio con il quadrante in pietra arenaria sopra il quale spicca lo stemma dei Cambini (che finanziarono la costruzione nel 1516) e, ai lati, le armi dei Castellani (che donarono il terreno sul quale sorge il complesso).
Superata la bussola che introduce all'interno della chiesa, questa si apre in una grande unica navata a sviluppo longitudinale, con presbiterio rettangolare e coro quadrato, affollata di stucchi e decorazioni che, nonostante i rimaneggiamenti subiti nel tempo, ancora oggi determinano un unicum di gusto tardo barocco decisamente suggestivo e -“ visti i troppi restauri che nel Novecento hanno distrutto i decori sei settecenteschi delle nostre chiese alla ricerca di una supposta purezza originaria -“ decisamente raro nel panorama della provincia.
Il restauro del presbiterio effettuato recentemente dalla Soprintendenza per i Beni Architettonici e per il Paesaggio ha peraltro rivelato la grande qualità dell'assetto plastico e decorativo settecentesco, riscoprendo le tinteggiature color pastello, gli stucchi bianchi, le specchiature a finto marmo, i medaglioni, gli splendidi festoni dipinti.
Il maestoso organo del 1707 che si trova sulla facciata entro una cantoria in legno intagliato e dorato, introduce al contenuto fasto dell'interno.
Ai lati dell'ingresso si aprono due cappelle a pianta rettangolare con campate a volta a crociera, a loro volta comunicanti con il loggiato esterno tramite una porta; in ambedue i casi le decorazioni parietali in stile neogotico sono state realizzate nel 1923-24 dal decoratore di Figline Cesare Squarci.
La cappella di sinistra, intitolata alla Madonna, reca l'arme dei Capponi (a ricordarne la fondazione voluta da Simone Capponi nel 1540) ed è dominata da un altare del 1677 fatto erigere da Pietro Santi Ridi, come indicano gli stemmi sui plinti delle colonne.
All'altare è una grande tela secentesca con Dio Padre e santi, in adorazione di un bassorilievo raffigurante la Madonna col Bambino in terracotta policroma, attribuito a Lazzaro Cavalcanti detto il Buggiano su disegno di Luca della Robbia, presumibilmente da identificare con l'antica e venerata immagine della Madonna del Vivaio.
La cappella a destra dell'ingresso, dedicata al Crocifisso e fatta erigere da Tommaso Tassi nel 1584 (a questa famiglia è riferibile l'arme in terracotta policroma al centro della volta), presenta un altare secentesco (1640) che reca sull'architrave la scritta PIE PELLICANE IESU e nella nicchia un bel Crocifisso ligneo cinquecentesco.
Sulla parete sinistra sono due tele raffiguranti una l'Immacolata Concezione, già attribuita a Fabrizio Boschi quindi avvicinata al Pagani e al Passignano, l'altra Gesù Bambino che appare a sant'Antonio, rispettivamente provenienti dagli altari dell'Immacolata e di Sant'Antonio. Sopra l'arco di accesso campeggia l'arme in stucco dorato dei Galli Tassi (sec. XVIII)
Nella navata dominano quattro altari tardo-cinquecenteschi in pietra serena, con l'edicola determinata da colonne corinzie poggianti su alti piedistalli. Iniziando dalla parete destra, il primo altare è quello eretto nel 1588 da Ercole Baccini da Loro (e che stabilì il modello per gli altri tre) in onore dell'Immacolata Concezione, e che recava la tela già descritta come attualmente nella cappella del Crocifisso, dedicato al Sacro Cuore nel 1922: attualmente presenta una nicchia con la statua di Gesù.
Al secondo altare di destra, di patronato della confraternita del Nome di Gesù fondata nel 1636, si trova una tela della di questi stessi anni (ignoto pittore fiorentino) con la Glorificazione del nome di Gesù ed i santi Paolo e Bernardino.
Sulla parete sinistra il primo altare risulta intitolato fin dall'origine a sant'Antonio di Padova e recava la tela già descritta, ora collocata nella cappella del Crocifisso: dal 1920 presenta una statua del santo incorniciata da un pannello dipinto dal decoratore Antonio Ierone. Il secondo altare sempre da questo lato è quello di patronato Altoviti (dei quali ricorre l'arme sul ciborio) dedicato fin dall'origine ai santi Cosma e Damiano: è arricchito da una tela del primo Seicento con la Madonna Assunta e i santi Francesco, Carlo Borromeo, Cosma e Damiano, vicina ai modi di Matteo Rosselli.
Nella parte più alta della navata, alternate ai finestroni rettangolari e delimitate da grandi cornici in stucco, vi sono dieci tele databili attorno al 1720 e dovute a Gian Andrea Brunori, raffiguranti santi e sante francescani (dall'entrata, in senso orario, Chiara, Giovanni da Capestrano, Pasquale Baylon, Francesco D'Assisi, Rosa da Viterbo, Margherita da Cortona).
Lungo la navata e in controfacciata si distribuiscono ben sei confessionali sopra i quali si allineano le stazioni della Via Crucis, piccole tele ovali dipinte ad olio, coeve alla ristrutturazione settecentesca (1723), in grandiose cornici di stucco bianco.
A metà della navata, lungo le due pareti laterali, sono due monumenti funebri: a destra quello di Alfonso Altoviti morto nel 1630, in pietra serena e marmo, sormontato dal busto del defunto; a sinistra (sotto un pulpito rettangolare in pietra serena sorretto da due mensoloni) quello di Lorenzo Cambini e di sua moglie Margherita Fabbrini (1669-1670) sormontato dallo stemma dei defunti in marmi policromi.
Nella zona presbiterale -“ che documenta la situazione determinatasi con l'ingrandimento del 1722-1723 -“ all'apice di un arcone trionfale ricco di stucchi e dorature, due angeli sorreggono uno stemma che reca la data del 1924, anno dell'ultimo restauro. Sulla volta è una decorazione con l'emblema eucaristico sempre legato a quest'ultimo intervento, opera del decoratore Cesare Squarci.
Separa la zona presbiterale da quella absidale, di forma quadrangolare, un grande altare in scagliola policroma eseguito da Gaetano Ansolani (o Asolani) da Modena nel 1736 (i due postergali laterali in scagliola sono del 1740), che contiene l'urna reliquiario di sant'Alessandro (1679). Sopra è un mediocre crocifisso ottocentesco, mentre nella parete di fondo troneggia, circondata da stucchi e dorature (1723) una tela con l'Immacolata Concezione, sempre riconducibile al primo quarto del Settecento.
Il coro, con volta decorata a cassettoni (1924) e con lo stemma dei Cambini, è a pianta quadrata con stalli lignei con ventuno sedute su due ordini, risalenti agli anni della fondazione della chiesa ma rimaneggiati con l'aggiunta dei postergali nel 1723. Al centro è il badalone, a destra una porta conduce all'atrio della sacrestia che, tra l'altro, conserva un lavabo in pietra serena donato dal Popolo di Incisa e datato 1560).
Don Franco Allegra e don Guido Villa
Parrocchia del Vivaio
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