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30/05/2007 |
Il restauro delle opere d'arte sacra, di don Patrizio Benvenuti |
Recuperare e restaurare un'opera d'arte suscita molteplici sensazioni e realizza finalità e obiettivi secondo le persone che partecipano alla sua realizzazione. Il restauratore è il nuovo artista che rinnova alla memoria dello sguardo e alla presenza nella storia un'opera che altrimenti avrebbe spento il suo messaggio nel buio dell'abbandono e nella malinconia di non poter più dare speranza al passato per il futuro.
Si potrebbe quasi equivalere l'azione del "restaurare" a quella del "convertirsi": ambedue le scelte riattualizzano un'identità che altrimenti si sarebbe alienata. A condizione che la libertà ne impregni l'azione e ne caratterizzi la sua motivazione.
La finalità della Chiesa è quella di restaurare nell'uomo l'icona e il carattere divino che il suo Creatore le aveva impresso: che l'uomo ritorni ad essere della stessa qualità che Dio gli aveva donato: essere a bella immagine ed a consona somiglianza di Dio. Secondo i Padri della Chiesa restaurare è l'azione materna e magistrale della Chiesa verso tutti gli uomini che intendono progettare un futuro secondo una identità ricevuta in dono e testimoniata quotidianamente.
L'arte e le sue opere permettono di restaurare nell'uomo il senso della bellezza e della sua 'teofilia': amare il bello è scoprire il bello che nella creazione esistente (quella che ha per autore Dio) e nella creazione 'creata' (quella che gli uomini hanno continuato) si coniugano nella realtà dell'opera d'arte e della vita stessa come opera d'arte.
L'artista è un po' come l'alchemico: la sua vera opera d'arte non è soltanto la produzione di un oggetto ma la trasformazione di se stesso, la sua nuova e rinnovata identità che gli permette di comunicare agli altri uomini un risultato artistico che dovrà permettere loro di ritrovarsi e di rinnovarsi. Per questo non può lasciar morire un'opera d'arte ma deve riscoprirla, re-staurarla, ri-attualizzarla, cioè rinnovarle il rapporto con il presente e ri-aprirla al futuro.
L'arte e la ricerca della bellezza costituiscono quindi uno strumento privilegiato per riscoprire il senso profondo di ogni uomo, generare nuova creatività e superare lo smarrimento esistenziale, orientandolo verso il Bello.
Anche in questo senso l'arte non può che essere 'paradigmaticamente' religiosa. E non solo quella che si caratterizza come religiosa per il suo soggetto, i suoi contenuti, le intenzioni dell'artista e la fruibilità di 'consumo culturale'. Ma anche quella che muove la sua ispirazione dalla rappresentazione e interpretazione della realtà , aprendosi ad ogni relazione e manifestando fiducia nell'uomo come soggetto di speranza capace di investire risorse inesplorate e capacità inedite.
La partecipazione di Kepha a questo progetto di rivalorizzazione del patrimonio culturale e religioso - resa possibile dal prezioso lavoro di Francesco Amodei e di Pandolfo Pandolfi, rispettivamente Vicepresidente Vicario e Direttore della Fondazione - avviene in consonanza e in fedeltà ai valori che lo caratterizzano e che trovano coerenza con le finalità dichiarate dal suo statuto epistemologico e identificativo.
Ciò perché l'impegno di Kepha non sia un'operazione di archeologia religiosa e artistica che contribuisce ad accumulare archiviazioni artistiche e religiose bensì che contribuisca ad aprire l'uomo alla speranza di riscoprire se stesso mediante l'arte ed il recupero della sua storia e delle sue opere.
E questo ancor più quando il restauro ed il recupero riguarda l'universo delle rappresentazioni delle agiografie dello spirito di cui i santi sono i testimoni e i personaggi storici. Affinchà© la "santità dei santi" sia il paradigma della santificazione dello spirito di ogni uomo, perchà© ogni religione ha i suoi santi così come ogni regione dell'universo ha le sue stelle. Ed in particolare la santità taumaturgica dei fratelli anargiri Cosma e Damiano potranno delinearci quella diagnosi del mondo la cui terapia è nel coraggio dei santi e nella speranza della loro fede resa visibile e testimoniata dalla carità che guarisce, salva, salvaguarda e aiuta a sperare nel futuro.
In questa prospettiva, il progetto al quale intendiamo cooperare tutti, rappresenta un ulteriore impegno per tutti, senza distinzioni di specificità , ma ognuno secondo i propri ruoli e le proprie competenze, e senza separare ciò che i santi hanno unito, sia nell'armoniosa simbiosi dell'anima con il corpo, che nella produttiva osmosi tra cultura e fede, arte e spiritualità .
don Patrizio Benvenuti
Presidente di Kepha Fondazione Onlus
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